Dal 1696 nel castello barocco di San Martino Alfieri, sulle colline tra Asti e Alba, la storica cantina Marchesi Alfieri produce vini strutturati, complessi ed eleganti, che esprimono al meglio la personalità e il carattere di questo suggestivo territorio.
Dagli archivi di famiglia si attesta che dal 1337 i terreni a San Martino Alfieri sono “vineati a philari” e ancora oggi, nei più bei sorì dell’azienda si producono uve di grande qualità. Tra i nomi illustri della dinastia Alfieri spiccano il poeta Vittorio Alfieri e il presidente del Senato Cesare Alfieri, che collaborò alla stesura dello Statuto Albertino nel 1848, la prima carta costituzionale dell’Italia unita. Un evento degno di risalto fu, poi, il matrimonio tra la nipote dello statista Camillo Benso conte di Cavour e il marchese Carlo Alfieri. Fu, infatti, Cavour a introdurre l’uva Pinot Nero a San Martino.
Dal 1983 sono le tre sorelle Emanuela, Antonella e Giovanna San Martino di San Germano a condurre l’azienda. Abbiamo fatto due chiacchiere con loro: ecco cosa ci hanno raccontato!
Una famiglia e un nome legati a secoli di storia, quali sono state le fasi più determinanti nello sviluppo della cantina Marchesi Alfieri?
Nel 1983 quando la nostra generazione ha ripreso in mano l’azienda, nonostante le vigne fossero sempre ben coltivate, le storiche cantine erano quasi in disuso. Questa situazione si è rivelata per noi una carta vincente dovendo pensare ad acquistare nuove attrezzature per la vinificazione e botti di rovere per l’affinamento. È stato un grosso sforzo che ha dato però fin da subito risultati positivi.
Dal 1983 conducete l’azienda, com’è cambiato nel tempo il modo di “fare il vino” e il modo di comunicarlo? C’è un particolare ricordo a cui siete legate?
Certamente il modo di fare il vino è cambiato, nel senso che ora ci si serve più della tecnologia, delle analisi di controllo e di locali climatizzati, ma non è cambiata la necessità di gestire vigne con buona esposizione e ottimi terreni e in tutte le operazioni è fondamentale puntare sempre alla qualità.
Ricordo che, quando nei primi anni in cui ci occupavamo dell’azienda Marchesi Alfieri, il dottor Scaglione, che ci seguiva come enologo, ci disse che, per avere qualità dovevamo fare “il diradamento” dei grappoli. Ricordo, anche, che all’inizio nessuno dei nostri operai era disposto a fare un’operazione del genere, per cui abbiamo iniziato a farlo noi. Ora è una pratica acquisita da tutti i produttori.
Insieme all’azienda vitivinicola vi occupate anche di ospitalità, la pandemia ha toccato pesantemente questo settore, come avete reagito e quali progetti avete per il prossimo futuro?
Certamente la pandemia ha colpito moltissimi settori tra cui il turismo e la ristorazione, ma per il futuro siamo ottimiste e approfittiamo di questi mesi senza ospiti per restaurare altri locali del castello ed essere pronti a nuove forme di ospitalità ed esperienze.
Siamo curiosi, a quale dei vostri vini siete più affezionate e perché?
Domanda difficile, ogni vino ha caratteristiche diverse e si abbina con cibi diversi…la nostra Barbera è perfetta con le carni ed i formaggi, il Grignolino con gli antipasti ma anche con il pesce, e d’estate, a mezzogiorno, un bicchiere di Sansoero a 15 gradi, non ha rivali!
E se vogliamo brindare insieme al nuovo anno ed alla fine della clausura sicuramente stappiamo il Metodo Classico Blanc de Noir!